SPAZIO APERTO “NO INCENERITORE NO TAV”



Dal dicembre 2005 esiste a Trento uno spazio aperto “No inceneritore No Tav” il cui scopo è quello di impedire la costruzione dell’inceneritore di Ischia Podetti (alla periferia di Trento) e il progetto dell’Alta Velocità/Alta Capacità da Monaco a Verona (di cui fa parte il tunnel del Brennero), che devasterebbe intere vallate e provocherebbe, con i suoi 200 e più km di gallerie, un disastro idrogeologico annunciato... continua...

-

-

Tutti sotto Protezione (gli affari di Bertolaso & co.)

“Dottor Bertolaso posso chiederle una cosa? Volevo chiederle il registro di emungimento del percolato, perché lì c’è un lago di percolato e se questa è una discarica fatta a norma se ci sono le misure di sicurezza. Posso sapere anche il piano cave del commissariato da qui a 5 anni?
Dottor Bertolaso…dottor Bertolaso… ma dove va?...”.

Chi ha visto “Biutiful Cauntri”, il bel documentario sul sistema rifiuti in Campania, probabilmente ricorda questa scena e ricorderà pure che Bertolaso non rispose.
A Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione Civile, nonché sottosegretario del Presidente del Consiglio, è permesso non rispondere. Mai. In compenso davanti alle telecamere è abilissimo a parlare, sa come
costruire la sua immagine mediatica; ama dire spesso che sta per dimettersi per andare in Africa a fare il volontario, ma poi non se ne va mai.
Bertolaso ha un ego smisurato e un’arroganza proporzionata, così a volte si cala un po’ troppo nel personaggio. Come ad Haiti, dove è sbarcato forte di avere un cognome con la B, un po’ seccato perché ancora non fosse quello giusto, e con in testa la voglia matta di riportare l’Ordine nel caos.
Quello che ha rimediato è stato un cazziatone dalla Clinton e una sbugiardata dal suo sorridentissimo capo. Queste però sono quisquilie.
Facciamo un passo indietro per capire la genesi e lo sviluppo della Protezione Civile in Italia e del suo vicerè. Prima di Bertolaso la Protezione Civile era stata pensata come uno strumento di previsione, prevenzione e coordinamento nella gestione delle calamità naturali. Le sue strutture erano state riunificate in un unico organismo con i vigili del Fuoco e il Servizio Sismico Nazionale e inoltre collaborava strettamente con gli enti locali e le associazioni di volontariato. Nel 2001 però, Berlusconi, appena insediato a Palazzo Chigi, cambia le carte in tavola e costruisce un apparato verticale, un Dipartimento della Presidenza del Consiglio, quindi ai suoi diretti ordini. Sa che l’intervento sulle calamità paga bene a livello mediatico, da buon imprenditore sa anche che sul dolore si guadagna bene, che le ricostruzioni, come le guerre, sono sempre un buon affare. Cerca l’uomo giusto per costruirgli intorno l’aura del superpersonaggio e lo trova in Bertolaso, appena uscito dalla collaborazione con Rutelli, allora sindaco di Roma. Bertolaso ottiene subito poteri molto ampi, soprattutto ha il potere di emettere ordinanze come se piovesse. E non solo in caso di emergenze e calamità, ma anche in caso di “grandi eventi”. Fino ad oggi nella sua carriera si contano ben 587 “ordinanze emergenziali”.
A quest’organismo quindi si concede la possibilità di derogare alle norme ordinarie, non solo per quel già collaudato escamotage che è la dichiarazione di “stato di emergenza”, ma in maniera molto più ampia su una miriade di situazioni che il governo trasforma in eventi rilevanti.
Ma cosa sono dunque questi grandi eventi che la Protezione Civile deve preparare e agevolare a suon di milioni di euro, di appalti senza gara, di stanziamenti senza alcuna possibilità di controllo, di assunzioni clientelari e supersfruttamento della manodopera precaria? Forse parliamo di grosse manifestazioni dei lavoratori o degli studenti che portano in piazza milioni di persone? Neanche per sogno, quella è robetta. I grandi eventi e le Emergenze del paese sono altre come la pre-regata della Vuitton Cup a Trapani (appalti e cemento per 62 milioni di euro e inevitabile “infiltrazione” mafiosa); la sistemazione delle aree archeologiche di Roma e Ostia Antica (21 milioni di euro per realizzare una passerella per disabili, un montacarichi e una cancellata nuova per il Colosseo); l’ostensione delle reliquie di San Giuseppe da Cupertino (ennesima ordinanza con concessione dei poteri straordinari al sindaco in deroga ad otto leggi vigenti); il pellegrinaggio a Loreto, denominato Agorà dei giovani italiani (2 milioni di euro e deroga a 37 articoli del codice degli appalti pubblici); il Congresso Eucaristico nazionale previsto ad Ancona nel 2011 per cui Bertolaso (ma non doveva andare in Africa?) è già stato nominato commissario straordinario. Manco a dirlo sono grandi eventi tutti i viaggi del Papa con conseguenti stanziamenti di fondi. Per i mondiali di ciclismo di Varese del 2008 con l’ordinanza 3565 Bertolaso ha fatto costruire una bella tangenziale alla modica cifra di 7 milioni di euro. Anche per costruire la Pedemontana tra Vicenza e Treviso si è preferito usare Bertolaso. È bastato dichiarare lo stato di emergenza traffico per imporre il cemento e appaltare senza alcuna gara alla Veneto strade Spa. Vogliamo parlare dei mondiali di nuoto di Roma del 2009 con indagini per abuso edilizio su tutti gli impianti fantasma costruiti? O dell’allestimento del G8 alla Maddalena, una foresta di appalti per 300 milioni di euro e il segreto di Stato apposto per coprire sfruttamento della manodopera, assenza totale di sicurezza sul lavoro, lavoro nero? Poi c’è il caso di Catania, dove a comandare era Scapagnini, incidentalmente anche il medico privato di Berlusconi, a cui è stato fatto dono di una bella ordinanza della Protezione Civile per un totale di 115 milioni di euro per ribaltare la città e adornarla di parcheggi, centri commerciali e stradoni.
La Protezione Civile diviene il centro di smistamento di appalti e d’assegnazione clientelare di grosse speculazioni che devastano il territorio. Neppure la Corte dei conti è titolata a metterci il becco. Ovviamente le funzioni che almeno prima c’erano sulla carta, di previsione e prevenzione sul territorio vengono dismesse. Il Servizio Sismico viene addirittura cancellato, Bertolaso preferisce circondarsi di uomini fidati scelti tra militari, ex dei servizi segreti, uomini di partito di tutti gli schieramenti.
E quando arrivano le emergenze vere, i risultati si vedono: L’Aquila si accartoccia e viene lasciata morire e il territorio sfregiato di newtown, Giampilieri sprofonda, a Napoli, nella furia di apparire efficienti, i rifiuti si seppelliscono o si bruciano a casaccio in inceneritori circondati dall’esercito. Il caso di Acerra ci fa capire anche un’altra cosa. Qui sono stati nominati commissari straordinari all’Emergenza Rifiuti Bertolaso e successivamente l’ex capo della polizia De Gennaro. Per smaltire tutto l’ammasso di rifiuti non si è andati tanto per il sottile, trasformando la zona tra Napoli e Caserta in un immenso rogo dove la diossina la faceva da padrona. L’inceneritore di Acerra, ancor prima di aver passato il collaudo, aveva già superato i limiti di emissione di ottanta volte. Si è bruciato rifiuti un po’ dovunque come dei forsennati, ma non solo. Montagne di rifiuti inquinanti sono state seppellite abusivamente e coperte da uno strato di rifiuti “puliti” o da sostanze atte a camuffare l’odore e le emissioni dei primi.
Ma la gente sente la puzza, vede il percolato, vede il traffico di camion carichi di veleni che Ministero dell’Ambiente e Protezione Civile vorrebbero sotterrarle dietro casa, e allora s’incazza e dovunque sorgono comitati e blocchi del traffico.
Il trucco dell’emergenza funziona sempre, basta dichiarane una nuova per concentrare nelle mani di Bertolaso nuove funzioni repressive e di militarizzazione del territorio. Il commissario è messo a capo delle forze di polizia e dell’esercito e può dichiarare una sorte di legge marziale per cui protestare o opporsi a quello scempio diventano reati gravi puniti con anni di galera.
L’abbandono di rifiuti, dovunque reato civile, a Napoli diventa penale, inoltre il commissario ha potere anche di precettare i lavoratori a qualsiasi titolo. Infine con un colpo di penna si cancella il principio per cui nessuno può
scegliersi il giudice che preferisce e s’impone che a decidere sui reati in materia ambientale in Campania sia solo la Procura di Napoli. Guarda caso la detta Procura stralcia subito la posizione di Bertolaso dall’inchiesta “Ecoballe”.
Non c’è da dubitare neppure un momento che questa formula, l’intreccio tra scappatoia emergenziale, spartizioni affaristiche e mano militare, sarà impiegata per imporre al paese il ritorno al nucleare o per superare l‘ostilità
di intere valli contro treni ad alta velocità, rigassificatori e inceneritori.
Peggio di così non potrebbe andare dunque?
Via non siamo così ottimisti, infatti, è già in fase avanzata una nuova ristrutturazione della Protezione Civile che la trasformerà in una Società per Azioni, in cui l’unico azionista sarà il presidente del consiglio.
La Protezione Civile SpA diventerà in pratica una centrale di smistamento appalti, che esternalizzerà tutte le attività pratiche d’intervento, con i bilanci più secretati dei servizi secreti, con un controllo gestionale su tutto il territorio, con una mobilità interna dei dipendenti a discrezione del Padrone, lo
stesso Padrone, quello con la B giusta, che disporrà personalmente di un fiume di quattrini indescrivibile.
Sì, forse la concentrazione di soldi, potere e controllo sociale sta diventando totalitaria, ma vuoi mettere che congressi eucaristici?

MARCO

Per approfondimenti, consigliamo la lettura di M. Bonaccorsi, "Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso", Ed. Alegre, Roma 2009.

(tratto dal numero 16 di “Nunatak. Rivista di storie, culture, lotte della montagna”)