SPAZIO APERTO “NO INCENERITORE NO TAV”



Dal dicembre 2005 esiste a Trento uno spazio aperto “No inceneritore No Tav” il cui scopo è quello di impedire la costruzione dell’inceneritore di Ischia Podetti (alla periferia di Trento) e il progetto dell’Alta Velocità/Alta Capacità da Monaco a Verona (di cui fa parte il tunnel del Brennero), che devasterebbe intere vallate e provocherebbe, con i suoi 200 e più km di gallerie, un disastro idrogeologico annunciato... continua...

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Due parole sulla lotta contro il TAV in Trentino

Avere ragione non basta. Si potrebbe forse riassumere così il passaggio che deve affrontare ora l’opposizione al TAV del Brennero in Trentino.
Dopo quattro anni di controinformazione puntuale e capillare, con decine di serate pubbliche nei vari paesi direttamente toccati dal progetto, l’esistenza e la portata dell’opera sono conosciute.
Intendiamoci: gli incontri continuano e c’è ancora richiesta di analizzare i tracciati e sottolinearne i vari impatti sul territorio. Ma il silenzio orchestrato per anni attorno alla più grande e devastante opera che abbia mai interessato le nostre valli è stato spezzato. Uno degli scopi dell’ultimo corteo a Trento (19 aprile 2007) era proprio quello.
Ora la situazione è sensibilmente diversa. I progettisti sono dovuti uscire allo scoperto e sono stati, nei limiti delle nostre possibilità, rintuzzati.
Se per anni lo sforzo informativo è stato sostenuto principalmente dallo spazio aperto NO Inceneritore NO TAV ora sono nati altri gruppi, territorialmente radicati (come il comitato di Marco, a sud di Rovereto, e quello dei Sorni e Lavis, a nord di Trento).
Nelle serate si comincia a parlare di come fermare l’opera.
Il nemico peggiore – ancor più del ben noto comitato d’affari del cemento e del tondino – è la rassegnazione: “Tant a la fim i lo fa” (“Tanto alla fine lo fanno”).
Gli stessi propagandisti della Provincia di Trento non sono riusciti a vendere la bontà del TAV: hanno detto semplicemente che l’Europa ha già deciso, punto e basta. Tutt’al più si possono discutere i dettagli. (Si può far notare di sfuggita che di fronte alla sentenza della Corte europea in merito al crocifisso Dellai non ha affermato esattamente la stessa cosa: ciò che dice l’Europa, evidentemente, vale solo se corrisponde ai propri interessi...).
L’“argomento” del “non possiamo farci niente” – diretto ad ottenere un effetto psicologico ben preciso – non va sottovalutato, soprattutto in Trentino, dove la rete clientelare è fitta e difficile da sradicare.
Eppure la risposta NO TAV nei paesi è decisamente più incoraggiante che in Sudtirolo. La gente comincia ad organizzarsi.
Il movimento, potenzialmente popolare, è ancora fragile, non sufficientemente immunizzato rispetto a criminalizzazioni mediatiche e profferte politiche di compensazione. Tuttavia comincia a far paura (come si è affrettato Pacher a rispondere alla Coldiretti, la quale ha preso finalmente una posizione contro la nuova ferrovia del Brennero!).
Insomma, stiamo crescendo. La manifestazione del 21 novembre è stata solo rinviata.
Qualcuno dei comitati sta pensando, per questa primavera, di portare le famiglie in pullman in Mugello e in Valsusa a toccare con mano le due alternative: il disastro e la resistenza.
Organizzarsi dal basso, paese per paese, ci sembra il solo modo per fermare quest’opera funesta. E per respingere il tentativo di etichettare e ridurre la protesta (“sono quelli del tal partito, sono gli anarchici o i no global”). Nell’autonomia di ciascuno e di tutti, si tratta di condividere un obiettivo comune: difendere la terra, l’acqua, la dignità.
Questo dipende da ognuno di noi.