SPAZIO APERTO “NO INCENERITORE NO TAV”



Dal dicembre 2005 esiste a Trento uno spazio aperto “No inceneritore No Tav” il cui scopo è quello di impedire la costruzione dell’inceneritore di Ischia Podetti (alla periferia di Trento) e il progetto dell’Alta Velocità/Alta Capacità da Monaco a Verona (di cui fa parte il tunnel del Brennero), che devasterebbe intere vallate e provocherebbe, con i suoi 200 e più km di gallerie, un disastro idrogeologico annunciato... continua...

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Grumi di verità nel regno della menzogna

L'articolo che segue, questurino nelle intenzioni, è interessante nel ragionamento. Il movimento NO TAV non si fa dettare le mosse da nessuno. Il terrore mediatico non attecchisce in Valle, come dimostra la grande partecipazione alla manifestazione del 23 ottobre, che ha visto la presenza anche di diversi roveretani e trentini.

Manifestazione pacifica dei «No Tav». È stata una Scelta e non un Caso

C'erano tutti, o quasi. Dopo un corteo pacifico, rilevare questa semplice circostanza sembra quasi una infrazione al Galateo, che in questi casi prevede grande dispiego di complimenti istituzionali, la lode ai manifestanti e via elogiando. Ma dire che alla partenza del temuto corteo No Tav di domenica c'erano molti protagonisti degli scontri dello scorso 3 luglio, c'erano molti zaini con maschera antigas e casco pronti per l'occasione può invece aiutare a capire. Non è successo niente, evviva. Ma sarebbe potuto succedere. In più di vent'anni, il movimento contro la Tav ha sempre dato l'impressione di essere in controllo. Ci sono manifestazioni dove gli organizzatori si rivelano incapaci di garantire per la sicurezza degli avventori. Il 15 ottobre di Roma ne è purtroppo un esempio. In Valsusa questo non può accadere, perché l'osmosi tra avanguardie bellicose e il resto dei militanti è manifesta, cementata da tante assemblee popolari. Domenica la protesta pacifica è stata una scelta di convenienza, non di convinzione. I No Tav, per fortuna, sono in grado di indirizzare le sorti di una manifestazione. Hanno questo potere e lo usano. Non esistono due piazze in Valsusa, ne esiste una sola. Se mai dovesse esserci un ritorno alla violenza, questo non dipenderà da fantomatici infiltrati, ma da una precisa scelta del movimento. I protagonisti delle battaglie nei boschi sono sempre stati invitati e accettati di buon grado. È gente che risponde alla chiamata e in questi mesi la Valsusa è consapevolmente diventata un magnete per un'area disponibile allo scontro durissimo. «Siamo tutti black bloc» gridavano le donne nel corteo. C'è del vero. Ma a poteri di un certo tipo corrispondono altrettante responsabilità. La protesta violenta o quella pacifica, in Valsusa, non sono mai un caso ma una scelta. Se dovessero esserci altre battaglie nei boschi, sarebbe sbagliato e ipocrita dare la colpa ai soliti uomini in nero. Certe volte, basta guardarsi intorno.

Marco Imarisio
(25 ottobre 2011) – “Corriere della Sera”